Silvia Giusti

"Toy child", esposizione a Clauiano 13 e 14 settembre 2008

Silvia Giusti nei suoi Toy child fissa in sospensioni sconfinate persone reali costruite attraverso mixages di linguaggi propri del mondo dell’immagine. Elementi pubblicitari, fumettistici e legati all’illustrazione vengono epurati e sintetizzati in volti dalla dimensione vuota e caramellosa di un mondo nutrito di parvenza. Che comunque gira intorno alle esistenze a definire in modo tangenziale identità contemporanee, decentrate, liminari, massificate. Che prima di volgere all’ introspezione, raccontano in modo veloce, consumistico, l’urgenza di rapportarsi con un mondo rapido, che non si sofferma, ma in cui bisogna in qualche modo esistere.

Silvia Giusti vive da anni in un ecosistema artistico che fa della comunicazione principio invasivo, capillare, moltiplicativo. La sua è una strategia operativa pronta alla ricezione, al rilancio, alla divulgazione rapida, massiva, interconnessa. La strada, quanto la rete con il loro bagaglio visivo e relazionale, sono i luoghi d’eccellenza di Silvia, che con le proprie creazioni (dipinti, oggetti, adesivi, cartoline) naviga fuori dai circuiti convenzionali seguendo percorsi propulsivi nati per altri scopi e non specifici del mondo dell’arte. Con innata capacità di sintesi riesce a fermare il fluire di repertori, modi, situazioni, genti che scorrono con fare pluridirezionale. Il suo è certo un agire orizzontale, un ricercare onnivoro che l’artista utilizza come partenza per restituire per esempio personaggi, resi secondo i clichè di una cultura popolare globale, in cui il minimale carattere grafico-fumettistico-cartoonistico viene utilizzato per una riflessine profonda nei confronti delle vite contemporanee così come appaiono al setaccio omologante di una comunicazione esasperata e senza bordo. Il tutto nei modi di un linguaggio commerciale, quindi accessibile, diffuso, veloce, consumistico. Ma anche sostenuto da un alto impatto estetico filtrato dall’uso di un sintetismo linguistico che abolisce ogni particolarismo, ogni difficoltà, tridimensionalità, chiaroscuro. In favore di colori smaltati e contrastanti in campi cromatici piatti e chiusi, che restituiscono in modo addizionale forme compattate e semplificate. Ne escono i Toy child, bimbi giocattolo, che nello stereotipo grafico, fumettistico e cartoonistico raccontano protagonisti minuti di una contemporaneità massificata che pare perdere di vista l’unicità del soggetto in favore di una decentrata, quanto diffusa e omologata identità.

Silvia Giusti è nata a Monfalcone (GO) nel 1970; vive e lavora a Udine.